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plicate al petto questa placca di vetro! — E staccò dalla parete un vetro foggiato come una cassetta quadrata e leggermente concava, vi fece brillare la luce rosata e se l’applicò allo sparato della camicia.

— Avete una gastralgia? — Staccò un’altra placca di vetro più grande e se la poggiò sull’epigastro. — Avete un raffreddore? — Due sottili tubetti di vetro s’illuminarono della tenue luce calda ed egli se li introdusse nelle nari. — Vi cadono i capelli? — Accese sopra alla sua testa una grande cappa tonda di luce rosata. — Mettetevi qui sotto per sette od otto minuti ogni giorno, e in un mese avrete una chioma da Assalonne. Avete tumori? escrescenze? cancri? Coi raggi ultra-violetti estremi tutto si guarisce.

Noi, ridendo, ma pure colpiti dalle sue asserzioni, giravamo, accendendo qua e là nei tubi di vetro la luce miracolosa.

— Attenti! — urlò Weill. — Non toccate! Non fissate a lungo gli occhi in quella luce! Vi accecherebbe.

Impressionati ci ritraemmo. Indi felicitando Weill, con applausi, scherzi e risa, ridiscendemmo le scale e tornammo giù alla musica, alle bevande, al fumo e al profumo della grande sala a pian terreno.