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92 | annie vivanti |
Indi, con ampio gesto, ne spalancò i due battenti.
Buio completo!
Noi scoppiammo in rinnovate risa. Bella! Bella l’idea luminosa di Weill!...
Ma ecco da un angolo, e poi da un altro, e poi da tutte le parti un subitaneo crepitìo e scintillìo! Ecco, nel nero dello stanzone, accendersi di qui, di là, da tutte le parti, dei lumi color di rosa, d’un rosa violaceo, tenero, meraviglioso. Per un attimo parve che le quattro pareti della stanza fiorissero di rose fiammeggianti, raggiassero di rubini incandescenti.
Stupiti, trattenevamo il respiro.
Poi le luci rosate si spensero d’improvviso, e la banale luce elettrica, bianca, cruda e sgargiante ricomparve.
Noi profani ascoltammo allora le spiegazioni dell’amico: le rose accese erano i raggi ultra-violetti dello spettro solare; questi raggi, dosati con precisione, avevano la facoltà di distruggere ogni bacillo, e quindi di guarire ogni male. Applicando a qualsiasi parte inferma del nostro corpo per pochi minuti i tubetti di vetro traverso i quali passava il raggio miracoloso, la guarigione, dopo poche applicazioni, era compiuta.
— Avete la tosse? — gridò Weill, — ap-