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88 annie vivanti


liquori strani, di bevande esotiche e sconosciute, di droghe stupefacenti od eccitanti. E a me pareva di vivere di una vita chimerica, inverosimile, rimossa dall’elementare esistenza quotidiana. Mi pareva di raggiungere altezze di lussuria e abissi di depravazione riservati a pochi esseri umani, privilegiati ed eccezionali.


Un giorno fui invitato da un amico, Ignazio Weill, ad una festa in casa sua. Weill era stato anch’egli, come Silvani, mio compagno di scuola e d’università; laureati, io in legge e lui in medicina, ci eravamo da qualche anno perduti di vista. Da studenti lo chiamavamo «Ignis» o «Ignatius... Fatuus», perchè ogni momento ci annunciava qualche sua idea straordinaria, qualche sua «trovata luminosa» che poi per lo più si spegneva nel nulla.

Ed ecco che dopo aver vagabondato un paio d’anni per l’Europa e l’America egli ricompariva tra noi e invitava gli amici di un tempo all’inaugurazione di un lussuoso alloggio e di uno studio magnifico in Piazza Cavour.

Egli annunciò che avremmo veduto anche una installazione misteriosa e speciale in cima