Pagina:Vivanti - Sorella di Messalina.djvu/89

...sorella di messalina 85


lo portammo a casa sua; e all’indomani andammo a chiedere sue nuove. Io vi tornai l’indomani ancora, e i giorni susseguenti.

Probabilmente ero anch’io, agli occhi suoi, un essere nullo, insignificante, trascurabile. Certo non avevo alcuna qualità speciale e impressionante; non ero nè molto brillante, nè molto bello, nè molto ricco. Ero come tanti; ero come tutti. Ero giovane, null’altro. Studiavo legge senza eccellere; facevo della musica mediocre; scrivevo dei brutti versi. Ero insomma un giovinotto qualunque.

Come avvenne che quella donna si accorgesse di me, si incapricciasse di me? Non lo so. So che d’improvviso mi trovai afferrato da lei, ammaliato da lei, dominato da lei. Ella mi vinse, mi cinse, mi avvinse a lei con subdole arti, con sortilegi malefici. Versò alle mie labbra il filtro delle più raffinate lusinghe, delle più ricercate perversità...

Ed io, pur ribellandomi, pur riluttante, pur non amandola — anzi, detestandola quasi! — divenni suo schiavo, cosa sua.

Ed io, pur ribellandomi, pur riluttante, mai, nè un giorno, nè un’ora, nè un attimo di felicità.

Era una tortura la sua passione. La sua ferocia, la sua gelosia, financo la sua lussuria, così macabra e morbosa, mi martoriava-