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72 | annie vivanti |
— Anzitutto, — disse il giovane a bassa voce, e un fiotto vermiglio gli salì alle tempia, — mi conduca dove posso... guardare quel ritratto.
Commosso, Alberto lo prese per mano e lo condusse nello studiolo attiguo, dove su di un cavalletto sorrideva blanda la sua Madonna di Laghet, una Madonna dagli oblunghi occhi verdi un poco sciupati, dalle fini narici sensuali, dalla socchiusa bocca che pareva ritoccata al cinabro di Dorin.
— Com’è? — chiese il cieco a bassa voce, e sporgendosi a toccare lievemente colla punta delle dita l’orlo della tela. — Me la descriva.
— È diritta in piedi; sulle spalle ha un manto d’oltremare, — disse Alberto a bassa voce contemplando l’opera sua, la suggestiva figura che di sacro non aveva nulla se non la tenue, nebulosa aureola vagamente accennata dietro alla fine testa moderna. — Ha il sole nei capelli e l’ombra negli occhi. Tiene tra le mani, con sussiego, un teschio, un teschio giallolino chiaro...
— Perchè un teschio? — esclamò il giovane.
— Ma sapete pure, — rise Alberto — in pittura... un buon teschio fa sempre bene. D’altronde se gliel’ho messo tra le mani —