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68 | annie vivanti |
XV.
Nello studio soleggiato Alberto, in camiciotto da lavoro, stretti i fianchi da una cintura di cuoio, i capelli scarmigliati sulla fronte, dipingeva. Sbatteva delle pennellate di cadmio schietto in viso a una figura legnosa, dalle ombre di un cerulo d’acqua-marina e l’intitolava: «Donna nel Sole».
Il campanello squillò ed egli colla tavolozza alla mano, andò ad aprire.
Due uomini stavano sulla soglia. Con viva sorpresa Alberto riconobbe l’uno e l’altro. Il più vecchio — un bell’uomo, alto, aristocratico, sulla cinquantina, era quello stesso che accompagnava Raimonda alla stazione la mattina della Domenica delle Palme. Nell’altro Alberto riconobbe tosto il giovane cieco che aveva veduto al Valentino a braccio di Raimonda. Sotto il feltro a larghe falde facevano due cupe macchie i grandi occhiali azzurri.
Alberto salutò sorpreso e un po’ turbato.
— La importuniamo? — domandò il più anziano dei due, mentre l’altro si teneva fermo sul limitare in atteggiamento rigido.