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Ella lo trovò magnifico. Trovò magnifico tutto. Bevette del Malaga ch’egli le offerse; suonò qualche accordo al pianoforte; fu piena di vivaci, inaspettate e affascinanti eccentricità. Si rizzò in punta de’ piedi a baciare rabbrividendo, i ghignanti denti di un teschio, che Alberto teneva presso un vaso di fiori su uno scaffale.

— Io adoro la morte! — esclamò.

Poi tornò ad ammirare Alberto e i suoi occhi e il suo studio e la sua arte; si stupì che tutti i suoi quadri non fossero già conosciuti e venduti a Parigi, a New York, a Costantinopoli, a Londra, e si meravigliò che tutte le donne d’Italia non fossero ai piedi di lui, convulse d’estasi e di passione.

— Ah, Giorgio! Giorgio!... come siete meraviglioso e conturbevole!... — esclamava stringendo il fazzoletto orlato di trina alle narici. — Come mi piace odorare l’etere e guardare la linea del vostro profilo perduto...

— Vi vedrò questa sera? — chiese Alberto un poco agitato.

— No. Questa sera no.

— Allora domani? — insistette lui, scordando gli impegni colla baronessa e coll’ex-sindaco.

— No, Giorgio. Neppure domani.