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di più inquieto ed infelice che la gioventù. — E additando una fanciulla in diafane vesti colle gambe snelle scoperte fino alle ginocchia che passava in quel momento: — Un po’ di tempo fa io ero così. Un po’ di tempo ancora e lei sarà come me. E poi, un po’ di tempo ancora... e saremo morte tutt’e due. Anzi, — disse, volgendosi a guardare Alberto cogli occhi semichiusi, stringendo ed alzando la palpebra inferiore fino a dare ai suoi occhi una strana forma triangolare — anzi, saremo morti tutt’e tre. Anche voi.

— Già! — sospirò Alberto, che non trovava la conversazione soverchiamente gaia. — Anch’io.

— Voi forse prima di noi, — soggiunse la donna, contemplandolo pensosa. — Forse prima di noi.

— E perchè? — fece Alberto, risentito. La signora si strinse nelle spalle che erano esili e spioventi.

— Mah! Così... Un pensiero... — Indi, cambiando tono: — E dunque? che cosa fate di bello al mondo?

Alberto glielo disse, dilungandosi in molti particolari riguardo alla vecchia scuola accademica e il nuovo movimento separatista, raffrontando le tendenze della scuola olandese di Van Gogh a quelle della scuola spagnuola di Bertran Massès,