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le sbattè sulla faccia la mano aperta, coprendole il viso di una incipriatura atroce e grottesca.

Per un istante non vide più nulla; poi tutto riapparve, ondulante, turbinante, raddoppiato, centuplicato intorno a lui. La stanza era piena di Raimonde... dieci, cento, mille Raimonde gli roteavano d’intorno, tutte con lo stesso viso infarinato e folle, con la stessa bocca aperta e urlante...

Egli volle inseguirle ma mille oggetti si frapponevano, impedendogli il passo; i mobili traballando gli si sbattevano contro il petto, le pareti ondeggiavano, s’inclinavano, precipitavano... il pavimento gli guizzava di sotto ai piedi.

Tutte le Raimonde si erano scagliate in avanti sul letto... afferravano la scatola, la ribaltavano... e in un turbine fuggivano... svanivano dietro l’ondulante portiera.

Alberto si slanciò per inseguirle; ma sul limitare incespicò e cadde.

Cadde all’indietro...

E gli parve di cadere mollemente, dolcemente, a lungo... di cadere in un lento graduale inabissarsi, come sospinto da una morbida forza, come sorretto da un morbido abbraccio...