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150 | annie vivanti |
le dita floscie e tremule di lei. Ma ella con un grido se ne ritrasse come da una serpe viva; ed egli lasciò cadere la scatola sul letto. Un po’ della polvere si sparse sulla coltre.
Un abbaglio lo colse. Ghermì la donna e stringendola in una morsa ferrea la cacciò verso il letto.
Ella strillando si divincolò.
— No! Ho paura! No... no... no!...
Alberto ansava, strozzato e soffocato. Aveva la bocca piena di schiuma e una nausea orribile gli saliva dal profondo dei visceri. Sentiva sfuggirgli la terra sotto ai piedi, sentiva sfuggirgli i pensieri dal cervello: bisognava far presto... far presto...
Che cosa bisognava far presto?... Ah, sì! La droga... Raimonda... anche lei... Raimonda...
Mosse barcollando verso il letto, e di nuovo affondò le dita nella polvere morbida e sfuggevole.
La donna proruppe in un urlo:
— Aiuto! aiuto! No, Alberto... no!... O mio Dio, aiuto!
Intorno a lui tutto turbinò. Con gli occhi fuori dell’orbite, le vene a nodo sulla fronte, si precipitò su lei, la ghermì, la strinse... E come ella si divincolava con gemiti e strilli,