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sionevole. Gli pareva di recitare una specie di commedia, truce e grottesca a un tempo; gli pareva di assumere la parte di un individuo che non gli somigliava. Non sapeva più quanto di sincero e quanto di mendace era in lui e nei suoi atti.

— Ma dove vuoi andare? Vuoi lasciarmi?

Gli si abbattè ai piedi alzando a lui il viso livido e stravolto, mentre grandi lagrime le rigavano le guancie.

— Non lasciarmi! non lasciarmi. Ti amo!

L’uomo ristette, e la guardò. E d’un tratto gli parve di vedere in quel viso alzato verso di lui tutta la passione muliebre del mondo, nella sua spasimante debolezza, nella sua affranta angoscia, nella sua fragile e feroce terribilità.

Ella non comprese il suo sguardo: le parve di sentire ch’egli era perduto per lei; e si abbattè gemendo con la fronte a terra.

— Ma se mi lasci che cosa farò? Mio Dio, che cosa farò?

— Farai, — gridò egli mentre le onde dell’ira risorgevano in lui, — farai ciò che hai sempre fatto. Sciagurata e iniqua, tu non hai fatto che del male...

— Sì!... sì!... È vero, — pianse lei.