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142 | annie vivanti |
— Sì, tu m’ami! — gridò lui, respingendola. — Tu ami me come hai amato l’altro... come hai amato gli altri...
Un improvviso silenzio cadde tra loro: un silenzio strano, sinistro, dopo tanto tumulto.
Poi ella disse a voce bassa:
— È vero.
Seguì un nuovo silenzio.
— È vero. Io ho sempre amato così... — E sembrava sbigottita ella stessa di fronte ai suoi ricordi. Cogli occhi spalancati e fissi pareva guardare nel suo passato.
— Ho amato così... per la sventura mia e la rovina altrui.
Di nuovo un senso di disgusto più profondo invase Alberto e gli chiuse in uno spasimo la gola. Si accasciò presso al letto coprendosi il volto colle mani.
Ma ella continuò, vaneggiante, allucinata:
— Anche Adriano l’amavo così. L’amavo! E perciò i suoi occhi mi facevano paura — i suoi vividi, spietati occhi giovani, che vedevano tutto! che vedevano accanto a me, sfiorita e intristita, a me fosca ed arsa dalla passione, la beltà mattinale di altre donne!
Sostò un attimo, ansante. Indi riprese come parlando con sè stessa:
— Quando ebbe compiuto quell’inaudito atto d’amore, io prostrata davanti a lui, de-