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...sorella di messalina | 139 |
— Raimonda! Raimonda! — Egli si precipitò ansante. La sollevò. — Raimonda!
Ed ora la trascinava verso la luce, le toccava smarrito la faccia e le mani. Viva!... era viva!
— Dio! Dio! Dio!... Vi ringrazio!
Ella gli si abbandonava molle e inerte tra le braccia, col volto livido e disfatto rovesciato all’indietro, le pupille, vaghe luci lattee, rivulse e semispente. E intorno alle sue labbra socchiuse biancheggiava una lieve traccia di polvere squamosa e lucente.
Con un rinnovato urlo di terrore il giovane la afferrò, la scosse.
— Cos’hai fatto? Parlami! Cos’hai fatto?
E i suoi sguardi folli interrogavano quel viso terreo, quella bocca biancastra; interrogavano tutta la stanza crepuscolare.
D’un tratto egli scorse sul divano, accanto a un fazzoletto sgualcito, una scatoletta, una piccola scatola di cartone aperta.
— Ah! — gridò esterrefatto, — che cosa hai preso? Sciagurata! Che cos’hai preso?
Gemendo la donna gli si abbattè sul petto.
— No... no... Lasciami... lasciami!
— Che cos’è? — urlò lui, sfiorandole la bocca colle mani e poi guardandosi con terrore le dita. — Che cos’è questo?
— No... no... Non ne ho preso! — sin-