Pagina:Vivanti - Sorella di Messalina.djvu/141

...sorella di messalina 137




XXI.

Alberto rimase impietrito, immobile, lo sguardo stralunato fisso sul foglio; tratteneva il respiro; non osava nè muoversi nè alzare gli occhi. Un senso di terrore gli fasciava le membra come un lenzuolo diaccio.

Solo? Era solo, qui? O vi era qualcun altro, un’Ombra, una Presenza immateriale, là, accanto — separata da lui soltanto da quella portiera, da quell’uscio chiuso?

Piano, quasi avesse paura di farsi sentire, depose sulla tavola il foglio; poi volse cauto, lento, gli occhi in giro interrogando gli angoli più remoti della stanza. Dalle pareti, dai cavalletti lo guardavano i suoi quadri: i suoi quadri stonati e ambigui, dai colori falsi, dalle forme grottesche.

Paura! Paura! Tutto gli faceva paura: il silenzio, la solitudine, la vista di quelle figure contorte e immobili create da lui... e più di tutto il sinistro mistero della camera vicina.

A un tratto ebbe un sussulto. Là, sopra una sedia, erano buttati il cappello e la pelliccia di Raimonda.