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da te in un solo istante, in un unico abbraccio, l’eternità e l’infinito. Ti pareva morboso e folle che io smaniassi così.

«E anche ora griderai: — Perchè? Perchè, se tu m’ami ed io ti amo, mi vuoi lasciare?

«È vero, è vero; oggi tu m’ami. Oggi io ti ho, ti tengo, ti posseggo — più profondamente forse di quanto tu stesso imagini! Ma so che questo non può essere eterno: ed io — come quelli che si uccidono per paura di morire — ti lascio per la paura di perderti.

«Sì; oggi sei mio. Tu, senza saperlo, cammini con me sull’orlo della Grande Tragedia; basterebbe una lieve spinta della mia mano, una leggera folata di ebbrezza, perchè anche tu precipitassi nel baratro, in quel baratro in cui altri già sparvero.

«Tu, o mio diletto, sfiori il «dramma passionale», il volgare dramma a forti tinte di cui, nella tua balda e sana giovinezza, hai sempre sorriso con scettica incredulità. Se restassimo insieme verrebbe il giorno in cui ti vedrei venirmi incontro con la folgore magnifica del delitto negli occhi: tu mi recheresti nella tua mano — dono portentoso! — il nero fiore della Morte.