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132 | annie vivanti |
Andò alla tavola, prese la lettera: l’aprì.
I lunghi caratteri inclinati danzarono confusi un istante davanti ai suoi occhi, poi si fermarono, si fissarono.
Egli lesse:
«Amor mio,
«Quando leggerai queste righe io ti sarò vicina... ma pur lontana; tanto lontana che la tua voce non potrà più giungere fino a me; nè mai, nè mai mi potrai più richiamare.
«Leggendo questo avrai un sussulto — di stupore? d’ira? di disperazione?
«Che importa? L’irrevocabile sarà compiuto.
«E tu dopo lo strazio del primo momento, delle prime ore, dei primi giorni ritroverai la calma, riprenderai a vivere più sereno e più tranquillo; ed io sarò nel tuo ricordo null’altro che un episodio vago e lontano.
«Tu avrai parlato con Adriano; saprai tutto. Ti avrà detto che fui io, io a spingerlo a quell’atto indicibile e spaventoso. E avrai orrore di me.
«Forse se io ti parlassi — colle tue mani nelle mie mani, coi miei occhi nei tuoi — potrei attenuare la mia colpa, convincerti