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126 | annie vivanti |
ella — con un piccolo brivido e un piccolo sorriso — si era compiaciuta di enumerargli.
Ah, quell’elenco di morti!... Alberto trasalì e strinse i pugni.
Ma egli, per Dio! non era morto. Era vivo ancora. Era vivo ed era giovane. Era a tempo a salvarsi. Il racconto di Adriano lo aveva salvato; gli occhi spenti di Adriano avevano aperto i suoi.
Fuggirebbe. Sì, fuggirebbe. Riprenderebbe la sua vita là ove l’aveva lasciata in quella sera lontana, quando, colla rosa all’occhiello...
A quel ricordo Alberto si morse le labbra per non ridere forte, per non ridere da solo, come fanno i pazzi.
L’orologio lontano suonò tre rintocchi, le undici meno un quarto. C’era giusto il tempo di arrivare alla stazione. Alberto si volse e prese la via del ritorno, scendendo a passo veloce il ripido pendìo della collina.
Allo svolto della strada apparve, stesa ai suoi piedi, la città tutta punteggiata di lumi. E un nuovo improvviso senso di gioia e di leggerezza gli corse dentro alle vene. Una rinnovata voglia di vivere e di gioìre. Sì, il mondo era vasto ed egli era giovane ancora.