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120 | annie vivanti |
primo treno in partenza, scenderebbe a una stazione qualunque...
Poi gli balenò il pensiero: San Vincenzo! Casa sua!... Perchè no?
Un improvviso senso di calma gli entrò nel cuore, placandone il tumulto. Sì, egli cercherebbe rifugio in quel porto di salvezza, in quell’asilo di pace — casa sua! Questa notte stessa poteva arrivarci. C’era pure un treno che partiva verso la mezzanotte.
Entrò nel vasto e risonante atrio della stazione. Interrogò un facchino assonnato. Il diretto per Verona? Era partito pochi minuti fa. Il prossimo treno? Un accelerato, alle ventitrè e quaranta.
Alberto guardò l’orologio. Aveva due ore da aspettare. Bevette un cognac al buffet; poi tornò fuori nelle strade buie e deserte.
Incerto, senza mèta, s’avviò pel lungo viale, sotto gli alberi spogli verso il fiume. Si trovò in faccia al Nuovo Ponte, dalle nereggianti statue dardeggiate di luci elettriche. Lo traversò; e inoltrandosi verso l’ombra più densa seguì la strada che sale ripida alla collina di San Vito.
Col pensiero egli già precorreva l’imminente viaggio. Immaginava l’arrivo alla casa paterna, la commossa sorpresa dei suoi, le festose accoglienze. Poi la calma, il riposo di