Pagina:Vivanti - Naja Tripudians, Firenze, Bemporad, 1921.djvu/88

84 Naja Tripudians


Milady fu così commossa da quel riso — e fors’anche da parecchie coppe di «gin-fizz» e di «mint-julep» — che le facili lagrime le fluirono agli occhi. Ne approffittò subito per alzarli, così traboccanti, al grave viso del dottore.

— Quando sarò a Londra permetterà che mi vengano a trovare? Conosco tanta gente.... eppure mi sento talvolta così sola.

Il dottor Harding trasalì e il cuore gli si strinse. Un rifiuto gli salì subito alle labbra, e cercò per pronunciarlo la forma che potesse recare meno offesa a quell’anima gentile. Ma alzando gli occhi, vide, fisso in lui, quello sguardo tremulo nuotante nel pianto.

— Grazie, — diss’egli colla voce dolce e profonda; — sarò felice di confidarle a lei.


Partiti tutti, artisti ed invitati, Lady Miranda Randolph Grey si stese sull’ottomana, con un lungo sospiro.

Quelle corvèe! — esclamò, alzando sopra al capo le belle braccia seminude. — Totò!... una sigaretta!

Il barone Ottavio Tottenham le buttò in grembo un astuccio dorato.

Gerardo Neversol le sedette accanto e affondò nei cuscini la testa bruna e ben spazzolata.