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206 Naja Tripudians


fanciulletta. A Myosotis parve di vedere la sorellina chiusa nelle spire di una mostruosa serpe bianca.

Si guardò intorno, frenetica; sentiva d’impazzire. Incontrò lo sguardo dell’uomo grigio, seduto sul divano dall’altro lato di Leslie; vide Totò al pianoforte colla testa rovesciata all’indietro che suonava come un sonnambulo, con un vago sorriso sulle labbra; e, chino sopra di lui, l’uomo dai capelli rossi che canticchiava.

E laggiù, fermo sulla porta, stava Neversol.

Allora nacque in lei l’astuzia, l’astuzia femminile.

Fissando lo sguardo su Neversol, tornò rapida e tremante a lui e gli toccò la mano con una lieve carezza della sua piccola mano diaccia.

— Chiamate Lady Randolph! — sussurrò. — Allontanatela da mia sorella.... ch’io possa parlarle....

Neversol le affondò negli occhi le sue cupe pupille.

— E poi?... Sarete buona?...

Myosotis rispose a quello sguardo col vergine sguardo celeste.

— E poi.... sarò buona, — disse.