Pagina:Vivanti - Naja Tripudians, Firenze, Bemporad, 1921.djvu/201


Naja Tripudians 197


radunati prima del pranzo; era buia e vuota; e bui e vuoti erano i corridoi che a destra e a sinistra si allungavano come braccia nere tese verso l’oscurità. Col fiato breve, col cuore in tumulto, Myosotis salì al piano superiore e spinse la porta della sua camera da letto. Questa era vivamente rischiarata; tutte le lampade color d’ambra erano accese e un gran fuoco ardeva nel caminetto, illuminando vivamente i turgidi cuscini di raso gettati sulla pelle d’orso davanti al focolare.

E Myosotis, ferma sulla soglia davanti a tutto quel chiarore, davanti a tutto quello sfarzo aspettante.... ebbe un nuovo sussulto d’infinita paura. Ebbe più paura che nei corridoi tetri, che nelle stanze buie e misteriose....

Paura!... Paura — di che cosa?

D’un tratto, portentosa e trasecolante, come un velo strappato da mano violenta, ella ebbe la rivelazione fulminea della propria ignoranza. Come un cieco-nato a cui una folgore istantanea dia la percezione della sua cecità, così un lampo di chiaroveggenza squarciò improvviso la tenebra in cui lo spirito della fanciulla era sommerso.

Fino a quest’istante ella aveva ignorato che