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Naja Tripudians | 187 |
cere. Acquattate dentro di noi ci stanno delle belve che rugghiano e ululano, e ci rodono i visceri, ci dilaniano i nervi, ci succhiano le vene. E bisogna farle tacere e dormire.
— Che cosa dite? Di che belve parlate? — mormorò Myosotis.
— Le conoscerete, le conoscerete un giorno le belve della bramosia, della smania, della passione, della disperazione. Le conoscerete un giorno anche voi, o celeste-occhiuta Myosotis!...
A questo punto, Myosotis udì accanto a lei una risata di Leslie. Totò, che aveva attraversato la sala ed era venuto a gettarsi sul divano accanto alla fanciulletta, senza dubbio le raccontava qualche cosa di divertente che la faceva ridere del suo riso infantile e trillante; e a quel dolce suono Myosotis si riconfortò un poco.
Ma Neversol le parlava.
— Piccola Myosotis, la felicità umana è limitata, mentre i nostri desideri sono infiniti. Le possibilità di godimento sono fuori d’ogni proporzione colla nostra sete di piacere. Allora gli intellettuali, i raffinati, hanno voluto cercare fuori della vita, fuori della realtà, il filtro che plachi l’ardore d’inestinguibili desideri.... E l’hanno trovato nel bianco succo del papavero....