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XXVII.
Immobili, attonite come due bambole, le due fanciulle sedevano sul divano assistendo ad uno spettacolo che non comprendevano, udendo delle parole che non intendevano.
Ma era questo il mondo? Era questa la vita?... E allora Wild-Forest? Che cos’era? Era lo stesso mondo? Popolato della stessa gente?... Nelle sbigottite iridi cerule fluttuavano i dubbi, la stupefazione.
Alla loro destra, traverso i battenti aperti della stanza attigua, scorgevano, disteso su un mucchio di cuscini, l’ambiguo Dafne Howard, senza colletto, la gola bianca scoperta come una donna scollacciata.
La vecchia cameriera si affaccendava intorno a lui, intenta, grave, come la sacerdotessa di qualche misterioso rito. In terra, accanto alla