Pagina:Vivanti - Naja Tripudians, Firenze, Bemporad, 1921.djvu/165


Naja Tripudians 161


E i minuti passavano; tra poco suonerebbe il gong.

Seguendo un impulso fanciullesco, un’abitudine presa fin da bambina nei momenti d’incertezza o d’ansia, Myosotis cadde a ginocchi. Nella sua impudica veste di tulle cerula, s’inginocchiò accanto al letto e chinò il viso tra le mani. Iddio l’avrebbe aiutata, Iddio l’avrebbe consigliata.

E pregò. Pregò: — Buon Dio, aiutatemi!... Ditemi voi come devo vestirmi per scendere in quel salone. Aiutatemi buon Dio!... Consigliatemi. Ispiratemi!

Rimase immobile, aspettando il consiglio, l’ispirazione.

Non venne.

Una porta da basso si aprì e si richiuse, lasciando sfuggire il rumore di voci e di risate maschili.

Lenta, triste, Myosotis si alzò d’in ginocchio, lo sguardo turbato fisso davanti a sè.

Ed eccolo il consiglio! Ecco l’aiuto, ecco l’ispirazione! Là, davanti a lei, sul letto, come l’aveva gettato spogliandosi, stava il suo abito da viaggio, il disprezzato abito bleu-marin, un