Pagina:Vivanti - Naja Tripudians, Firenze, Bemporad, 1921.djvu/156

152 Naja Tripudians


scorgevano allineate molte scarpette di raso di tutti i colori, e su uno scaffale nell’armadio vi erano ammonticchiate delle calze di seta variopinta, e su un altro scaffale della biancheria iridescente e diafana come se fosse fatta di nuvole e di schiuma.

— Ma come?... Ma per noi! — esclamò Myosotis, stupefatta.

— Sì, sì; per loro, — disse la vecchia.

Leslie, quasi incredula davanti a tante meraviglie, congiunse le mani in un piccolo singulto di gioia.

— Oh! se papà potesse vederci, come sarebbe felice!

E di nuovo abbracciò la sorella; e avrebbe abbracciato anche la cameriera se avesse osato.

Questa, all’ingenuo grido della fanciulla, si era voltata improvvisamente a guardarla; ed ora i suoi occhi piccoli e vividi — occhi timidi come quelli d’un cane e furbi come quelli di una volpe — andavano dall’una all’altra delle due figurette ridenti, che fino a quel momento non aveva degnato d’uno sguardo.

Myosotis notò quell’occhiata e, interpretandola a suo modo, arrossì e volle scusarsi.

— Noi viviamo in campagna, — disse; — la