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146 Naja Tripudians


falgar Square, e giù per l’interminabile Oxford Street e su per Regent Street e Langham Place... e fuori, verso i quartieri più aperti e lussuosi del West End. Via, costeggiando un parco immenso, e poi di nuovo il fiume, e poi un altro parco, via!...

Rombando e strombazzando, tossendo e abbaiando, l’automobile verde correva rapidissima, lasciandosi dietro una strada dopo l’altra, una piazza dopo l’altra.

Ora si susseguivano interminabili, uno identico all’altro, dei piazzali quadrati, ognuno con un giardino nel centro, e intorno le facciate delle case alte e solenni. Nel crepuscolo invernale — fosco e fuligginoso crepuscolo londinese — tutto si confondeva, grigio su grigio, ombra su ombra; le case, le strade, il cielo.... Tutto era plumbeo e livido. Pareva di correre senza posa e senza meta entro un mostruoso cinereo labirinto.

Le fanciulle dapprima si erano scambiate qualche parola, commentando la velocità della corsa, la folla di gente affaccendata, l’altezza dei grandi ponti lanciati sopra le nere acque del Tamigi.... e poi le innumerevoli e interminabili strade e piazze che tutte si assomigliavano e si