Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
116 | Naja Tripudians |
Myosotis, timida, colle sue rose in mano, s’era fermata un poco indietro; ma d’un tratto pensò:
— La zia Marianna crederà che Miss Jones sia io! — Allora si avanzò rapida. Ed anche lei entrò dietro alla maestra.
Si trovò in un piccolo ufficio buio, colla finestra che dava su un muro annerito dal fumo e dagli anni. Ed ivi, davanti a una grande tavola ingombra di carte, sedeva un uomo.
Era un uomo sulla quarantina, largo di spalle, con una gran barba bruna. Egli teneva in mano il foglietto scritto da Myosotis, e contemplava Miss Jones con evidente stupefazione. Quella, traverso i suoi occhiali, lo contemplava con non minore sorpresa.
Dopo un momento di incertezza Miss Jones ripetè per la terza volta la sua domanda:
— Posso parlare colla zia Marianna?
Ora gli occhi di lui avevano oltrepassato Miss Jones, e si fermarono sulla figuretta nel vano della porta col suo mazzo di rose in mano. Un riso gli balenò negli occhi, e, alzandosi lentamente dal suo posto, disse:
— La zia Marianna sono io.