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80 | annie vivanti |
Ma Nancy era in Italia in casa della zia Carlotta e della cugina Adele; e nemmeno le lettere di Edith le venivano date, perchè su quei poveri fogli si era chinata Edith — Edith, di cui l'affetto, di cui il tocco, di cui l'alito, era veleno.
Nancy parlava italiano e scriveva versi italiani. Usciva a passeggio con Adele; ed era Adele che teneva la morbida manina, che udiva il trillo della voce puerile. Era Adele che imponeva il silenzio in casa, e faceva aspettare i pasti quando Nancy componeva. E quando Nancy aggrottava le sopracciglia, passandosi una mano sulla fronte con quel rapido gesto che le era famigliare, Adele rideva; e la sua squillante risata milanese faceva prendere il volo a tutte le farfalle della fantasia! Adele metteva ordine nelle cose di Nancy, e aveva buttato via le primole disseccate che Nancy aveva colte con Edith nei boschi dell'Hertfordshire. E la fila di perline azzurre che Edith le aveva messo al collo il giorno che era partita per Davos, Adele l'aveva regalata alla figlia del portinaio. Aveva anche stracciato le poesie scritte dalla piccola Nancy in Inghilterra, perchè, tanto, erano vecchie cose che nessuno capiva!
E così fluirono i mesi, svanirono gli anni: ed Edith passò fuori dalla memoria di Nancy. Pianamente, mitemente, con passo leggiero, la dolce virginea figura uscì dal suo ricordo, e si dileguò. Poichè fanciulli e poeti sono immemori ed egoisti. E un fanciullo che è poeta, è doppiamente egoista e doppiamente immemore.
Quando Nancy ebbe quindici anni, una casa editrice milanese accettò il suo primo libro: un ciclo di liriche. La posta che portò le prime bozze di stampa alla giovanissima poetessa, portò anche una lettera, listata di nero, dalla Svizzera per sua madre.