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76 annie vivanti


l'ora ora del riposo, stringendo la mano a tutti, e dicendo: «Gute Besserung» e «Auf wiedersehen in Deutschland!» a due o tre amici tedeschi.

Quando giunse presso la ragazza russa, questa dormiva. Edith lo salutò con un sorriso radioso:

— Addio! sono tanto contenta per lei, che parta. Sono proprio tanto contenta!

Quando egli fu partito, Edith si avvide che la russa aveva aperto gli occhi e la guardava fissamente.

— Mi avete parlato? — domandò Edith.

— No, — disse la russa, nella sua strana voce vuota — Ho pensato.

Edith sorrise.

— Che cosa?

— Ho pensato: perchè mentite, voi?

Edith si rizzò a sedere facendosi rossa in viso.

— Come? — esclamò.

Rosalia Antonowa tenne i suoi occhi profondi inchiodati sul viso di Edith.

— Avete detto che siete contenta di vederlo partire. Forse era vero, — soggiunse. — Voi non siete qui che da poco!... Ma tra un anno, tra due anni, tra quattro anni, le vostre labbra non potranno più pronunciare tali parole, e il vostro cuore si stringerà per l'amarezza quando un altro partirà, mentre voi sapete che non partirete mai. Mai!

Le fosche palpebre si richiusero.

Edith cercò qualche cosa di consolante da dire.

— Non bisognerebbe affliggersi di star qui. Davos è così divinamente bella! Non si può non amare questo splendore azzurro, queste montagne, folgoranti di neve e di sole.

— Oh! le montagne! — mormorò Rosalia, con le mani contratte. — Le montagne che mi pesano sul petto! E la