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i divoratori 65


Vi fu una lunga pausa.

— Ma se rifiuto di baciarla, non sarà una spada che trafigge il cuore a lei?

— Forse, — sospirò Valeria.

— E se una spada trafigge il cuore di Edith, non sarà trafitto anche il cuore della nonna?

— Sì, — disse Valeria.

Un'altra lunga pausa. Poi Nancy disse:

— Dunque c'è una spada per ogni cuore... credo che potrei fare una poesia su questo pensiero...

I suoi larghi occhi non vedevano più nulla, nè sua madre, nè Edith ammalata; vedevano un gigantesco cuore, il cuore del mondo, trafitto e sanguinante: e quel sangue lo sentiva già fluire e scorrere in versi, e il ritmo le pulsava nella mente...

— Santa Vergine, assisteteci, — sospirò Valeria. — Vai! vai da Edith, che ti aspetta.

E Nancy andò: e baciò Edith, perchè aveva già scordato tutto ciò che la sua mamma le aveva detto.

Poco dopo comparve lo zio Giacomo, che veniva rapidamente a loro con una lettera in mano. Era una lettera di Nino; e l'ira dello zio Giacomo non aveva limiti. Nino era un mostro, era uno scemo, era un cretino, era un imbecille e figlio di imbecille!... E Valeria era una stupida e insensata creatura, che avrebbe potuto trattenere Nino e tenersi Nino e sposarsi Nino perchè Nino era un angelo e nessun marito avrebbe potuto essere più angelo di lui; e ora invece quel triplice estratto di insensata imbecillità, se n'era scappato con una attrice — una perfida, linguacciuta vipera senile, che lo aveva seguito in Inghilterra e perseguitato e instupidito!... E tutto era colpa di Valeria e di Fräulein! Sì, di Fräulein! Di quell'assurda ed esaltata persona tedesca che aveva fatto di lui, zio Giacomo, un idiota e un buono a nulla, col-