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i divoratori 59


Come ricordava quella sera! Gli pareva ieri!... Si dava la «Saffo» di Daudet; e Nino era andato con la zia Carlotta e la cugina Adele in un palco di proscenio. Nel secondo atto egli rideva con Adele della veemenza della scena d'amore quando, all'improvviso, si accorse che la Villari lo guardava. Sì, guardava lui! Lo fissava con grandi occhi penetranti, lungamente, deliberatamente, mentre Jean le singhiozzava ai piedi. Poi ella pronunciò la famosa frase del Daudet: «Toi, tu ne marchais pas encore que moi déjà je roulais dans les bras des hommes», tenendo sempre gli occhi fissi e profondi sul viso di Nino. Capricciosa e bizzarra qual'era, aveva detto quelle parole in francese, in mezzo al dramma italiano, quasi per sottolinearle di più. Poi s'era voltata via ed aveva continuato la sua parte senza più badare a lui. E a Nino pareva di aver sognato. Adele era stata sarcastica ed acidetta tutta sera. Poi — ah, come Nino se lo ricordava! — il giorno seguente egli aveva mandato dei fiori alla Villari. (Essa se li aspettava!)... E una settimana dopo, le aveva mandato un braccialetto con brillanti e rubini, avendo venduto a questo scopo il pianoforte della zia Carlotta durante una sua assenza.

Ed oggi, ecco, ella gli stava davanti ancora, fervida e sottile, ardente e leggiadra, e Nino, immobile, col cuore palpitante, si domandava se essa lo ravviserebbe.

A un tratto ella volse gli occhi verso di lui e lo fissò con sguardo fermo e profondo. Tanto a lungo ella lo guardò che gli parve che tutti dovessero accorgersene, e Nino si sentì mancare il respiro per la commozione.

Quando cadde il sipario, le fece portare in camerino il suo biglietto di visita.

Ma ella si rifiutò di riceverlo. Nè volle vederlo alla fine del dramma. Il giorno seguente le mandò dei fiori (ella se li aspettava)! — ma quando andò a trovarla al