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34 | annie vivanti |
versazione animata collo zio Giacomo; e Nino sedette al pianoforte e cantò delle canzoni napoletane a Valeria ed Edith, che tenendosi abbracciate coi visi vicini, lo ascoltavano rapite.
Seguirono giornate incantevoli; giornate di tennis e di golf, di croquet e di «garden-parties», con le belle ragazze dello Squire e gli impacciati figli del Vicar. La signora Avory vedeva appena alla sfuggita Valeria ed Edith, che uscivano correndo la mattina, e rientravano in fretta e furia a cambiarsi le vesti e a prendere racchette o «golf-sticks».
Lo zio Giacomo frattanto girellava pel giardino, con la Fräulein, dandole dei consigli sul modo di coltivare i pomodori, e meravigliandosi che gli inglesi non mangiassero mai maccheroni.
— Nè «Knoedel», — diceva Fräulein.
— Nè risotto, — diceva lo zio Giacomo.
— Nè «Leberwurst», — diceva Fräulein.
— Nè cappelletti al sugo, — diceva lo zio Giacomo. E a tale pensiero egli si sentiva struggere di nostalgia.
Un giorno anche Valeria ebbe un accesso di nostalgia, di nostalgia acuta e straziante. Era precisamente il giorno del torneo di tennis — una giornata d'oro e d'azzurro che rammentava l'Italia. Nino, guardando Edith, le aveva detto:
— Il cielo è un plagiario. Ha copiato sfrontatamente il colore degli occhi di Edith... Non ti pare, Valeria?
E Nino, rivolto alla cugina, aspettava sorridendo la risposta.
— Sì, — rispose Valeria.
— Sono occhi che ricordano il lago di Como, — aveva continuato Nino. — Che limpidezza azzurrina!... Non è vero, Valeria?
— Sì, è vero, — disse Valeria.