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i divoratori 399


La carrozza che doveva condurre alla stazione gli sposi aspettava alla porta del loro palazzo, circondata da una folla allegra e impaziente. I cavalli sauri scalpitavano scotendo le criniere. Quando, bionda e ritrosa, in cima allo scalone comparve Anne-Marie a braccio dello sposo, la folla diede un grande grido d’evviva, acclamandola come all’uscita d’uno dei suoi concerti.

La sposina sorrise cogli occhi luminosi, e la graziosa testa sotto al piumato cappello ondeggiò salutando a destra e a manca. Allora, dalla folla, cento mani si stesero verso di lei, ed ella leggiadramente sostò sull’ultimo gradino, e tese le sue mani a tutte quelle mani, e sorrise a tutti quei sorrisi, ringraziando e salutando.

Alto e serio al suo fianco, lo sposo avrebbe voluto farle fretta a salire nella carrozza; ma Anne-Marie, dolce e volontaria, sostava, rispondendo a tutti, ringraziando tutti; dicendo «addio! addio! arrivederci!... addio!»

Il giovane marito la sospinse dolcemente verso l’aperta portiera, e poi come ella con un piede già sul predellino s’indugiava ancora, egli la sollevò per l’esile vita e la mise nella carrozza; poi saltò dentro accanto a lei e chiuse lo sportello.

Spronati e spaventati dagli evviva della folla, i cavalli si lanciarono al galoppo battendo scintille dal selciato. In un attimo furono in fondo alla strada e fuori di vista.


...Nancy era rimasta sola in casa.

Sola. Ritta, immobile in mezzo alla stanza dove l’ultimo bacio di Anne-Marie l’aveva lasciata, ella udiva salire dalla via le acclamazioni e gli evviva. E per un istante si figurò che fosse la fine di un concerto, e che ella ed Anne-Marie salissero in carrozza per tornare a casa. Ecco: la portiera era chiusa, mille visi ignoti sorgevano intorno agli sportelli, ed Anne-Marie, la sua bambina,