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i divoratori 397


zando, davanti a noi. E via, per vette e balze e precipizii, gli vola dietro la piccola Anne-Marie, ebbra di musica, folle di gloria... ed io li seguo, correndo, ansando, palpitando, perdendo nella folle corsa tutto ciò che una volta fu mio, lasciando tutto, tutto dietro di me — i sogni, le speranze, l’Amore...

«L’Amore! l’Amore in questo quadro non è un giovinetto nume, radioso e ridente, coronato di rose e di passione. No. L’Amore è una figura austera, e triste, e solitaria... Oh, caro Selvaggio, io so quanto triste, e quanto solitario tu sei!

«Ma tu comprendimi e perdona! E di’ addio. Addio a Nancy».


E il Selvaggio comprese. E perdonò. E disse addio a Nancy.

· · · · · ·

XXIX.

Il chiuso fiore del tempo svolse i suoi petali.

E i giorni lucenti e le notti stellate spinsero la piccola Anne-Marie di trionfo in trionfo. E le versarono flutti di mare negli occhi e flutti di sole sui capelli. Ed ella assurse fulgida come un giglio alla virginea e radiosa gioventù.


Il chiuso fiore del tempo svolse i suoi petali.

E i giorni e le notti versarono il loro crepuscolo su Nancy, e la spinsero indietro nell’ombra dove seggono le madri, con miti labbra che nessuno bacia, con dolci occhi di cui nessuno conta le lagrime