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i divoratori 379


le acclamazioni talune voci gridavano che, per carità, predicesse i numeri del lotto?

Sì, questo era stato a Napoli. Nancy se lo rammentava. Nella gloria confusa delle cangianti scene, alcuni ricordi emergevano nitidi e chiari nella memoria di Nancy. Era a Napoli che nel vasto teatro gremito avevano dimenticato di serbare un posto per lei. E il direttore del teatro era venuto a dirle che una signora ch’egli conosceva, gentilmente le offriva un posto nel suo palco: palco numero cinque, seconda fila — Nancy se lo ricordava ancora! E mentre Anne-Marie, già baciata e benedetta come di consueto, col violino sotto al braccio usciva fuori — piccola visione di cielo — sull’ampio palcoscenico, Nancy correva ancora per i corridoi deserti della seconda fila cercando il palco numero cinque. Eccolo finalmente! Nancy vi entrò, e vide una signora sola, velata di nero. Nancy le fece un piccolo saluto e prese posto, mormorando: «Grazie.» Poi colle mani convulsamente intrecciate, aveva sussurrato la preghiera che sempre diceva per Anne-Marie quando suonava: «Mio Dio! aiutatela! Ispiratela! Guidatele la mano!»

E Iddio anche allora aveva ascoltato la preghiera: perchè Anne-Marie suonava grandiosamente, soavemente, senza neppur sognare che potesse aver bisogno d’aiuto!

Nancy sedeva nel palco, rigida e atterrita come sempre; come sempre pietrificata di paura, aspettando che i tranquilli occhi di Anne-Marie si volgessero in giro per l’uditorio, vagando di palco in palco, in cerca di lei. Ecco! L’avevano trovata! Scintillavano, ridevano... Poi lo Spirito della Musica piombava colle grandi ali tra di loro due, e portava via la sua bambina — via, suonante e sognante, lontano dalla cerchia del materno amore...

La signora vestita di nero si premette il fazzoletto sugli occhi. Nancy era avvezza a vedere quel gesto, ma