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i divoratori 345


rivali passeggiavano sotto le loro finestre per sentire se Anne-Marie studiava; e che cosa studiava; e come studiava. Ragionavano che, per suonare così, certo doveva studiare tutto il giorno. Non udendola, erano convinti che si esercitava su un violino muto, e se ne andavano delusi e amareggiati. Verso le dieci la sorridente cameriera, Lori, aveva già aperto la porta a due o tre giornalisti, a due o tre impresarii, a due o tre mamme con due o tre bambini; e nessuno di essi pareva sentire la necessità di andare a casa a far colazione.

Facevano a Nancy molte domande e le davano molti consigli. E i giornalisti prendevano molte note.

— Quante ore al giorno studia la bambina?

— Due o tre ore, — rispondeva Nancy.

— Troppo! — esclamavano le madri.

— Troppo poco! — esclamavano gli impresarii.

E i giornalisti prendevano note.

— A che età ha cominciato?

— Tra i sette o gli otto anni, — rispondeva Nancy.

— Troppo presto! — gridavano le madri.

— Troppo tardi, — gridavano gli impresarii.

— Dorme, di notte? — domandavano le madri.

— Che onorari vi aspettate? — chiedevano gli impresarii.

— Perchè la vestite di celeste? — chiedevano le madri.

— Perchè non la vestite da maschio e dite che ha cinque anni? — chiedevano gli impresarii.

— Speriamo che la lascerete suonare molto per beneficenza, — dicevano le madri.

— Speriamo che non la lascerete mai suonare per beneficenza, — dicevano gli impresarii.

— Chi sa com’è nervosa! — dicevano le madri.

— Chi sa quanti quattrini guadagnerà! — dicevano gli impresarii.