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344 | annie vivanti |
Le grida d’evviva della folla spaventarono i cavalli che si rizzarono scalpitando, e partirono al galoppo per le notturne strade.
Ecco, erano sole. Nancy aveva messo il braccio intorno alla sua bambina e la testina bionda le posava sul petto. Il Guarnerius era ai loro piedi, e tutti i fiori erano caduti dalle mani di Anne-Marie sulla cassetta nera che pareva una piccola cassa da morto.
Così s’allontanarono dal fragore e dalle luci, e traversarono le buie strade silenziose tenendosi strette, senza parlare.
Dopo un gran pezzo Anne-Marie disse:
— Ti è piaciuto il mio concerto, Liebstes?
Aveva imparato da Fräulein il tenero appellativo tedesco.
— Sì, — sussurrò Nancy.
— Ho suonato bene?
— Sì, piccola cara! piccola mia!
Un lungo silenzio.
— Sei felice, Liebstes?
— Sì, sì, sì! Sono felice, — disse Nancy.
XXI.
Non era passata una settimana che già Nancy aveva scoperto che è ardua cosa essere la madre di una celebrità. Torrenti di lettere le piovevano in casa, e tutte domandavano delle risposte; diluvi di estranei le invadevano il tranquillo appartamento nel Vinohrady e tutti s’aspettavano di essere ricevuti.
A partire dalle sette del mattino, giovani violinisti