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i divoratori 341


grande tavola, ingombra di fiori presentati e gettati ad Anne-Marie, egli, cacciando indietro le odoranti masse, adagiò con cura il prezioso istrumento che pareva una piccola cassa da morto in mezzo ai fiori. Poi il Professore si guardò d’intorno, cercando Anne-Marie.

Anne-Marie stava in fondo alla sala, vestendosi per andare a casa. Jaroslav Kalas le metteva il mantello, mentre Nancy, col viso smorto e gli occhi rossi, le stava legando al collo una sciarpa di seta bianca. Il Professore le fece segno di venire, e la bambina corse subito a lui.

— Le è piaciuto il mio concerto, Herr Professor? — chiese Anne-Marie.

Il Professore non rispose. Aprì la nera cassetta e ne tolse il magnifico istrumento biondo che da trent’anni era il suo conforto e orgoglio. Girò la caviglia del cantino e tolse la corda di «mi». Poi levò la corda di «la». Poi quella di «re». La sola corda d’argento del «sol» rimase a mantenere il ponticello. Il Professore contemplò il violino. Poi si volse solennemente alla bimba, che ritta e grave accanto a lui lo osservava.

— Questo è il mio Guarnerius del Gesù, — disse il Professore.

— Sì, — disse Anne-Marie.

— Lo dò a te.

— Sì, — disse Anne-Marie.

— Suonerai sempre su questo violino le Variazioni del Paganini per una corda sola. E l’Aria di Bach.

— Sì, — disse Anne-Marie.

Il Professore ripose l’istrumento nella cassetta e la richiuse. Poi si volse con solennità alla bambina.

— Io ti ho insegnato ciò che potevo, — disse. — La vita ti insegnerà il resto.

— Sì, — disse Anne-Marie, e prese subito in braccio la cassetta del violino.