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i divoratori 339


istrumenti d’ottone; senza smettere di suonare e volgendo un poco il capo, li sogguarda con occhio incerto. Poi li comprende, li dimentica, e si lancia nella musica perdendovisi come in un mare di delizie. Sirena alata, ella passa e scorre, ondeggiante e lieve pel variato Andante; si affonda, si sommerge nelle profondità cupe dell’Adagio; poi si scaglia con subitaneo volo, vivido e scintillante — con un brillìo d’acque cascanti, un luccichìo di stelle, un saettar di razzi — nella sfolgorante magnificenza dell’Allegro finale.

Un profondo silenzio. L’orchestra non ha applaudito; Kalas si volta; con gesto lento incrocia le braccia, e guarda il Professore. Ma il Professore sta cercandosi in tasca il fazzoletto. Si soffia il naso, e non guarda nessuno.

Allora Kalas scende dal suo scanno, e prendendo solennemente una manina di Anne-Marie se la porta alle labbra e la bacia.

Poi risale lesto al suo posto, batte il leggìo per far silenzio, e dice:

— «Vieuxtemps, Fantaisie».

E i fogli di musica, fruscianti, si volgono.


Tutta Praga accorse al Rudolfinum, la sera del concerto; si affollò in platea, si stipò nelle gallerie, sedette, bisbigliando e tossendo, nelle poltrone e nei palchi.

Poi l’orchestra Boema prese i suoi posti. Jaroslav Kalas salì al suo scanno, e fu suonata una Ouverture.

Una breve pausa. Ed ecco, nel silenzio teso, intenso, apparire Anne-Marie col violino sotto al braccio.

...Ora, ritta al suo posto, la minuscola figuretta bionda spicca come una miniatura azzurra sui neri abiti dei professori d’orchestra. Porta una corta veste ondeggiante di raso celeste, le calze e le scarpette nere; e la bionda chioma è divisa da una parte e legata con un nastro celeste sulla