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338 annie vivanti


Anne-Marie fu presentata al direttore d’orchestra, Jaroslav Kalas, tutto sorrisi sotto ai lunghi baffi rossi; e poi Fräulein e il Professore la issarono sul palco, e Bemolle le diede fra le mani violino ed arco.

Ed ora Jaroslav Kalas batte il suo leggìo e alza il braccio. Poi ricordandosi a un tratto di qualche cosa, si china verso Anne-Marie.

— Hai il «la»?

— Sì, grazie, — dice Anne-Marie, appressando all’orecchio il manico del violino, e con le dita della destra pizzicando leggermente le corde.

Poi, con gesto deciso e rapido lo appoggia alla spalla sinistra e si mette in posizione.

Di nuovo il direttore d’orchestra batte due colpi secchi sul leggìo, e alza il braccio.

Br-r-r-r-r-r, rullano i timpani.

«Re-do-si, re-do-si, re-e-e-e», sospirano in terze i clarinetti. — Una pausa. Anne-Marie alza lentamente il braccio destro e attacca il «sol» basso con arco deciso. La lunga nota freme, bassa e vibrante, con voce di violoncello. Ed ecco che Anne-Marie spicca la volata della cadenza ascendente, e si ferma sul pianissimo «re in alt», colla morbida sicurezza con cui una piccola volatrice di trapezio mette dopo un volteggio il piede fermo.

Bemolle, che stava in piedi, si siede improvvisamente. Il Professore che era seduto, si alza in piedi.

Ora Anne-Marie lancia come un razzo la seconda cadenza. Fräulein, solitaria e raggiante in una poltrona nel centro della platea vuota, muove la testa su e giù, continuamente e rapidamente come un giocattolo chinese. Nancy tiene il viso coperto colle mani.

Ma la ragazzina, col capo chino sopra il suo istrumento suona il Concerto e non vede nulla. D’improvviso trasale, udendo dietro a lei il subitaneo rombo metallico degli