Pagina:Vivanti - I divoratori, Firenze, Bemporad, 1922.djvu/344

332 annie vivanti


a lui, spingendosi ed azzuffandosi, entrarono tutti i bambini, piccoli e grandi. E la montagna si richiuse. E i bambini non tornarono mai più a Hamlin.»

Nancy tacque, e nelle chiare iridi veleggiarono i sogni. Poi soggiunse:

— Io ero certo tra quei bambini che il Pifferaro chiamò!

E Nancy rise, con un’ombra di tristezza nelle pupille.

Il Selvaggio la guardava pensando che tra pochi giorni non l’avrebbe veduta più. Ma Nancy seguiva il filo dei suoi pensieri.

— Il Pifferaro della Gloria! È lui, che già da bambina m’ha chiamata!... Quelli che l’hanno udito, devono seguirlo. Devono lasciar tutto, calpestar tutto, e via, per vette e balze e precipizii, lo devono seguire!... Nei giorni e nelle notti la sua chiamata mi ha scosso i nervi, mi ha tolto a strappi e a brandelli il cuore. Ma non è, non è la sua chiamata che fa male: è di non poterla seguire! È l’essere fermati e trascinati indietro da tutte le affettuose mani protese! I piccoli doveri quotidiani, come i grandi ed eroici amori, tutti, tutti s’uniscono per fermarci e richiamarci, e trattenerci. E così si resta... E si è vinti e vani e vuoti... Sì, vuoti! Perchè la nostra anima è partita dietro al Pifferaro! — Nancy trasse un lungo sospiro, ricordando molte cose. Poi disse, a voce bassa: — Ma ora il Pifferaro ha zufolato anche per Anne-Marie! Essa lo ha udito, e lo dovrà seguire. E se per seguirlo, il suo cammino passa sulle mie speranze infrante e sui miei libri non scritti, ebbene: glieli metterò sotto ai piedini, e le dirò che calpesti, corra, danzi! E che sia benedetta!

— Che sia benedetta, — ripetè il Selvaggio.

E Nancy disse:

— Grazie.

— Allora sia così, — diss’egli dopo una breve pausa. —