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i divoratori | 331 |
— E non sarebbe forse stato meglio se anche voi, invece di essere poeta, foste stata semplicemente una donna felice?
— Ah! forse, — disse Nancy. — Ma voi contate senza il mago... quello di Hamlin, sapete pure!
— Non ne so nulla, — disse il Selvaggio.
— Ma come? non sapete la leggenda del Pifferaro d’Hamlin? del mago dalle lunghe gambe, dalle vesti pezzate, che arrivò a Hamlin, la città infestata dai ratti?
— Raccontatemela, — disse sorridendo il Selvaggio.
E Nancy raccontò:
— «Quanto mi pagherete,» disse al borgomastro il Pifferaro pezzato, «se vi libero la città dalla peste dei ratti?» — «Cinquemila corone,» disse il borgomastro, ridendo di lui. — «Cinquemila corone!» gridarono i cittadini, sperando in lui. — «Va bene,» disse il Pifferaro. E scese nella strada; e suonò il suo piffero per le vie della città. Allora da tutte le case sbucarono i ratti, tutti i ratti, piccoli e grandi, e lo seguirono. Giunse così alla montagna che è in fondo alla città. La montagna si aprì davanti al Pifferaro ed egli vi entrò suonando il suo piffero. E dietro a lui, spingendosi ed azzuffandosi, entrarono tutti i ratti, piccoli e grandi. La montagna si richiuse. E i ratti non tornarono mai più a Hamlin... Passò un anno, ed ecco, il Pifferaro riapparve a domandare che gli si pagassero le cinquemila corone. «Ma che!» dissero i cittadini che non avevano più ratti in casa. — «Ma che!» disse il borgomastro che non si ricordava di averne mai avuti. — «Va bene,» disse il Pifferaro. E scese nella strada e suonò il suo piffero per le vie della città. Allora da tutte le case sbucarono i bambini, tutti i bambini, piccoli e grandi, e lo seguirono, ballando e cantando. Giunsero così fino alla montagna che è in fondo alla città. E la montagna si aprì davanti al Pifferaro ed egli vi entrò suonando il suo piffero. E dietro