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328 | annie vivanti |
ludianti, egli adescava la piccola Anne-Marie che lasciava giocattoli e racconti delle fate, e s’avvicinava, come attirata da un invisibile magnete.
E poichè il Professore aveva detto:
— Con questa bambina si può cominciare dalla fine, — Bemolle la condusse con inviti astuti e con musicali allettamenti, a traversare lieta e leggiera i trabocchetti del Paganini, gli abissi del Beethoven, le alture di Bach.
E i suoi nove anni non erano compìti ancora.
E venne il giorno in cui Nancy fu chiamata dal suo lavoro per sentire Anne-Marie che suonava la «Chaconne».
Quel giorno Nancy, tornando nella sua camera, piegò e mise via la sciarpa con cui si era coperta le orecchie. Radunò i suoi manoscritti, li legò insieme, li baciò e disse loro addio. Poi li ripose. Per sempre.
In risposta alla lettera di Nancy, il Selvaggio venne a Praga.
Era assai confortante il rivederlo. La sua statura e le sue larghe spalle riempivano l’appartamento; la sua tranquilla forza soggiogava e calmava gli animi. Ben egli era «il baluardo» di cui Clarissa aveva parlato nella Villa Solitudine, tanti anni fa.
Fortunata la donna che appartiene a un baluardo. Dopo ch’ella si sarà sforzata a buttarlo giù, si sarà agitata per smuoverlo, affannata per raggirarlo, e ferita per cozzarvi contro, siederà tranquilla e domata nella sua ombra protettrice, e ringrazierà il cielo d’averlo trovato incrollabile.
Un’ora dopo l’arrivo del Selvaggio, la imperiosa Anne-Marie era soggiogata e rapita; Fräulein, sollecita e felice, s’affaccendava per rifocillarlo e ristorarlo; e Nancy, calma e serena in poltrona, lo contemplava; e le pareva che nulla più al mondo potesse perturbarla o ferirla.