Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
326 | annie vivanti |
«ricordi»; tu non stai imparando nulla di nuovo. Tu stai ricordandoti di cose che hai saputo già.
Fräulein intervenne, agitata:
— Ach, Herr Professor! Le accerto, che la bambina non ha mai veduto questo pezzo! Io sono stata sempre con lei da che ha cominciato a studiare il violino, e le assicuro...
Il Professore agitò una mano impaziente. Teneva ancora lo sguardo fisso su Anne-Marie.
— Chi è? — mormorò scotendo la grigia testa tremula. — Chi abbiamo qui? Che sia Paganini!... Se fosse Mozart? Spero che sia Mozart. — Si volse all’assistente che dalla fine della Romanza era rimasto immobile al pianoforte, coi gomiti sulla tastiera e la faccia tra le mani: — Bertolini! Che ne dici tu? Chi è davanti a noi in questo involucro?
— Io non so, — disse Bertolini, commosso. — Io sono muto.
— Ringrazia il cielo che non sei sordo, — disse il Professore, — e che ti è stato concesso di udire questa meraviglia.
Poi il Professore cercò vagamente il cappello, e, trovatolo, prese commiato perchè aveva molto da fare. Bertolini rimase indietro a riporre nella cassetta il prezioso Guarnerius del Professore, a lui più caro che moglie e figli; e la sua musica; e i suoi guanti; e i suoi occhiali; e tutte le altre cose che il Professore dimenticava, perchè era un uomo molto distratto.
E Nancy disse all’assistente:
— Lei è Italiano?
— Sissignora, — disse Bertolini, facendosi rosso.
— Anch’io, — disse Nancy. E furono amici.
Bertolini venne l’indomani a domandare se poteva studiare un po’ con «la piccola Wunder»; e i due rifecero insieme la romanza in fa, e poi la Romanza in sol.