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i divoratori | 323 |
e senza farsi degli scrupoli — tutto ciò che le occorreva, per due anni, dal suo amico il Selvaggio. Assai prima che fossero passati due anni il Libro sarebbe scritto e pubblicato, ed ella gli ripagherebbe tutto. E, del resto, che importava ripagare? Egli non chiedeva che di saperla felice; di poterle procurare due anni di tranquillità in cui essa vivrebbe per sè, e compirebbe la sua missione. Così egli scriveva. Egli doveva ritornare al Transvaal e restarvi, poco più, poco meno, per due anni. Ch’ella frattanto seguisse la chiamata del suo genio, da troppo tempo soffocato dalle meschine cure materiali! vivesse la sua vita, compiesse la sua missione, scrivesse il suo Libro!...
Dunque Nancy sedette davanti ai suoi manoscritti e cercò di vivere la sua vita, e di non udire il violino, e di non badare alle continue interruzioni.
Ma nel cuore le sorgeva insistente ed angosciante il desiderio di rivedere il Selvaggio prima che ripartisse dall’Europa: la straziava, la ossessionava uno struggimento acuto, doloroso, di rivedere i suoi freddi occhi azzurri, di riudire la sua voce grave e severa; di sentire ancora intorno alla sua propria fralezza, la proteggente forza di lui.
E accanto a questa angoscia era l’altro lancinante tormento: il pensiero della sua vita sterile e del suo ingegno sprecato.
Poichè ben lo sapeva, qui, a Praga, ella non avrebbe mai fatto nulla, non avrebbe mai terminato il Libro...
Ancora una volta la percezione acuta della fuga del tempo e della brevità della vita le morse, come un serpe avvelenato il cuore.
La belle qui veut, |