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i divoratori | 321 |
Si trovavano, è vero, dei balconi colla vista sulla immensa vastità del mare; e di fronte all’acqua (azzurra e danzante ispiratrice) Nancy avrebbe potuto vedere le sue visioni, e sognare i suoi sogni, e scrivere il suo Libro. Ma — come diceva così saggiamente Fräulein — un libro si può scrivere dovunque, pur di avere una tavola e un calamaio. Mentre Anne-Marie bisognava che coltivasse il suo dono, e seguisse la sua vocazione. Anne-Marie doveva studiare il violino.
Così scrisse Nancy al Selvaggio spiegandogli tutto ciò; e poi andò con Anne-Marie e Fräulein a Praga, dove viveva il più grande di tutti i maestri di violino. Egli era un boemo, rude, selvaggio e barbuto, e teneva chiuso nel suo aspro petto il suo cuore sensitivo, ferito dalle ingratitudini di grandi artisti. Egli abitava in una brutta strada della vecchia Praga, e la sua casa — vicina a un negozio di casse da morto — era la più brutta di tutta la strada.
Egli passava i suoi giorni tra mani destre e sinistre, tra orecchie intonate e stonate, tra cranii dai capelli lunghi e dai cervelli piccoli. E alle quattro dita delle mani sinistre egli insegnava a danzare e balzare su quattro corde tese; e ai polsi delle destre egli dava forza e flessibilità per controllare il guizzo e il volo d’un arco. E quando aveva insegnato tutto ciò, le mani stringevano le sue, e se ne andavano per il mondo a suonare fantasie e rapsodie e sonate e danze; ma raramente estraevano dalle tasche i non pagati onorarii dovuti al grande maestro. Perciò il grande maestro viveva sempre nella brutta casa, nella brutta strada vicino alle casse da morto.
Questo grande maestro udì Anne-Marie e subito l’adorò. Anche lui la chiamò «das Wunderkind», e prese le due piccole mani e vi mise due paia di piccole ali. Ed Anne-Marie con esse volò sopra a tutte le difficoltà.
Nancy tolse dai bauli il manoscritto del Libro, e lo