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320 | annie vivanti |
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...Nancy fissava ancora, con occhi vacui, il piccolo pezzo di pece ambrata, attaccato al pezzetto di panno verde, sul sofà — lo fissava senza vederlo. Un Genio!... Era un Genio la sua piccola Anne-Marie? Quella creaturina tenera e gaia come un uccelletto selvatico, era essa uno dei Divoratori?
Sì. Regnava già nel Gartenhaus quell’atmosfera di peritante attesa, di riverente silenzio, d’anelanza al sacrificio: l’atmosfera del Divoratore. Fräulein parlava a voce bassa; Elisabeth e il cane stavano seduti nel buio, mentre il Genio s’addormentava. Il suo violino possedeva la tavola, il suo arco la poltrona, la sua pece il sofà. E Fräulein aveva nei suoi atteggiamenti tutta la sua stupefazione d’una Divorata.
— Quella bambina è un Genio, — continuava a ripetere. — Sarà come Wagner. Ma molto più grande.
Poi parve risvegliarsi e ricordare le cose di minore importanza, le piccole realtà della vita.
— Ah! ma non m’hai detto ancor nulla del tuo viaggio. Che cos’hai combinato cogli editori? Il tuo libro quando escirà? Ma poverina, poverina! devi essere stanca! devi aver fame!... Zitta! facciamo piano!... La stanza della piccina è proprio qui sopra! — E Fräulein si mise un timoroso indice sul labbro. — Se non ti spiace, ti preparerò la cena in cucina. Anne-Marie, quando non è lei che mangia, non vuol sentir rumore di piatti.
XVIII.
Dunque Nancy non andò a Porto Venere. Nè alla Spezia. Perchè in quegli azzurri ed incantevoli luoghi non si trovavano dei grandi maestri di violino.