Pagina:Vivanti - I divoratori, Firenze, Bemporad, 1922.djvu/33


i divoratori 21


gherai che il mio povero figlio avesse un ingegno non comune...

— Non è questo, non è questo! — singhiozzò Valeria. — Ma... non so io... l’odore dei colori... e... le... le modelle! Oh Dio! non potrei, non potrei sopportarlo!... Oh mio Tom! mio caro Tom! — e mentre sua suocera e Edith tentavano di calmarla, Valeria continuava a singhiozzare convulsamente. Allora Nancy ruppe in alte grida, e siccome non cessava di strillare dovettero rimandarla nella nursery; dove Fräulein Müller, la governante tedesca da poco succeduta a Wilson, le diede, non impunemente, qualche schiaffetto.

In salotto la conversazione s’aggirava ancora intorno al genio di Nancy.

— Non potrebbe essere un genio musicale? — domandò Valeria, asciugandosi tristemente gli occhi. — Mia madre era una grande musicista; suonava l’arpa, ed ha anche composto delle belle romanze. E quando l’ho perduta e sono andata a vivere collo zio Giacomo a Milano, ho studiato molto la musica anch’io. Suonavo sempre del Chopin per lo zio Giacomo, che del resto detestava la musica... E poi... quando mi sono sposata... Tom... — qui Valeria ruppe in nuovi singhiozzi — mi diceva sempre... che preferiva me... a... a... Pachman... e a tanti altri...

Edith, commossa, l’abbracciò.

— Hai ragione. Scegliamo la musica. E’ anche più bello. — E baciò con entusiasmo la faccia accesa di Valeria. — Del resto, la piccina sa già cantare «Onward, Christian Soldiers», e «Schlaf Kindchen».... Fräulein Müller dice che è intonatissima. E’ già una cosa straordinaria, non vi pare?

Allora si fece subito ritornare Nancy; che apparve piccola e terribile, col broncio. La conduceva per mano Fräulein Müller, che aveva un graffio sulla guancia.