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i divoratori | 315 |
scianti e tragiche immaginazioni. Mio Dio! Se Anne-Marie correndo attorno per l’isola fosse caduta in mare? Se il piccolo fox-terrier fosse diventato idrofobo e l’avesse morsicata? Se un automobile — il cuore di Nancy diede un balzo, e ricadde come una palla di piombo, facendola venir meno per il terrore di quella reminiscenza... No! non ci penserebbe più a queste terribili cose! Non ci penserebbe più affatto.
Ma — se Anne-Marie avesse la scarlattina?! D’un tratto Nancy si sentì convinta che Anne-Marie aveva la scarlattina, e che arrivando a Staten Island vedrebbe sventolare dal balconcino del Gartenhaus la bandieretta rossa che avverte...
Nancy era sulla soglia e si apprestò a battere alla porta. Poi, prima di osarlo, si lasciò cadere in ginocchio sul gradino coperto di neve, e congiunse in puerile gesto di preghiera le mani:
— Signore, fate ch’io trovi Anne-Marie sana e felice! Così sia.
Quasi in risposta alla sua preghiera un suono le colpì l’orecchio: un accordo di dolcezza e d’armonìa... poi una lunga nota tenuta e vibrante, seguìta da un rapido gruppetto di note, scoppiettanti e perlate come una risata —
Il violino!
Nancy balzò dalla soglia e corse sotto la finestra del pian terreno illuminata. S’arrampicò sulle roccie ornamentali ammonticchiate sotto alla finestra e, lacerandosi le mani ai spogli rami dei rosai, riuscì ad afferrare il davanzale della finestra e a spingere lo sguardo traverso i vetri chiusi e le lievi tende di mussola. E vide Anne-Marie.
Ritta nel cerchio di luce della lampada, col violino alto sul braccio sinistro e la guancia lievemente posata allo strumento, essa pareva un piccolo angelo musicante di Beato Angelico. Teneva le palpebre abbassate, flnittuanti