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312 annie vivanti

e vi dice: fa questo e fa quello! Nancy chinò il viso sul pacco degli ombrelli e baciò il manico ricurvo del bastone del Selvaggio.

Una carrozza li condusse all’Hôtel Isotta. Egli non le diede più del tu. Pranzarono. Poi sedettero sul balcone a guardare la gente che passava per via Roma. Vanitosi e decorativi gli ufficiali passeggiavano a due a due, a tre a tre, arricciandosi i baffi, e guardando in faccia alle frettolose sartine, o sogguardando le signorine snelle e timide, camminanti al fianco di prosperi e maestosi genitori. La banda militare suonava in piazza Vittorio Emanuele; e la musica giungeva, soave e distante, al loro balcone.

Allora Nancy gli raccontò tutta la sua «Storia del Lupo». Gli raccontò del suo lavoro: del primo libro di poesie che aveva scosso ed entusiasmato tutta Italia; e del secondo libro, il Libro interrotto — che avrebbe dovuto essere il suo grande capolavoro...

Egli ascoltò, fumando il suo sigaro senza parlare. Quando Nancy tacque, egli non fece commenti.

— C’è un battello che parte di qui mercoledì, — disse. — Il «Kaiser Wilhelm». Andrete a prendere la bambina; — s’interruppe — a meno che non preferiate farla educare in America.

— Dio guardi! — disse Nancy.

— Ebbene. Andate a prenderla e conducetela qui. E conducete anche la vecchia Fräulein, se vuol venire. E poi andate a Porto Venere, o alla Spezia, o dove volete, e prendete una casa. E scrivete il vostro Libro. E non pensate ad altro.

Nancy non poteva parlare. Vedeva nella sua mente Porto Venere, bianca nel sole, sospesa sopra il mare.

E vide il Libro — il Libro che avrebbe vissuto — che dopo tutto, che malgrado tutto doveva vivere, vivere alfine!